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Scaffale:CH Libro n.17 Posizione n.1

Scaffale: CH

Libro n. 17

Posizione: 1

Titolo: Il vecchio che leggeva romanzi d'amore

Autore: Sepulveda Luis

Editore: Guanda

Categoria: Romanzo

Descrizione: Antonio José Bolívar Proaño, il vecchio che vive ad El Idilio, un piccolo villaggio del Sud America, è costretto a dare la caccia e ad uccidere una femmina di tigrillo, un felino feroce che sta uccidendo gli uomini perché distrutto dal dolore dell'assassinio dei suoi cuccioli. In una digressione si racconta del passato del vecchio e di come è diventato un esperto della foresta. Antonio José Bolívar ricorda tutto ciò che gli è capitato prima di giungere a El Idilio; si era sposato e i due coniugi si erano trasferiti ad El Idilio. Arrivano nella foresta ma dopo due anni la donna muore, consumata dalle febbri malariche. Bolívar continua a vivere lì insieme agli shuar, indios che gli insegnano a vivere con la foresta e con i quali rimane per molti anni. Questo fino a quando viene esiliato dagli shuar per un errore che lo ha portato al disonore suo e del compagno di caccia. Da lì inizia a vivere a El Idilio dove scopre di saper leggere e quindi inizia ad adorare i romanzi d'amore. Le sequenze prevalenti nel romanzo sono narrative, descrittive e dialogiche. Il romanzo inizia con l'esposizione dove viene presentata El Idilio e i personaggi principali. Segue allora l'esordio, ovvero il fatto che dà inizio al racconto: l'arrivo di una barca con un morto che secondo il giusto e accurato esame del vecchio è stato ucciso da un Tigrillo. Il romanzo continua con una serie di mutamenti come il viaggio con la moglie, la vita con gli shuar, e l'affannosa ricerca del Tigrillo, inizialmente in gruppo e infine solo. Vi è poi la spannung, il momento di massima tensione ritrovabile nell'ultimo scontro tra il vecchio e il Tigrillo al quale è morto il compagno già ferito. Il brano termina con lo scioglimento individuabile nel ritorno del protagonista nella sua capanna a leggere romanzi d'amore. Antonio José alla fine del racconto non è per niente soddisfatto della sua performance di cacciatore, e prova vergogna per la sua indegnità che non lo rende vincitore di una battaglia (come effettivamente apparirebbe agli occhi degli altri abitanti di El Idilio) ma solo un inutile carnefice, come sarebbe apparso agli occhi degli shuar, i quali ritengono la doppietta uno strumento di viltà e prediligono il combattimento corpo a corpo con frecce avvelenate, infatti solo se un avversario fosse stato ucciso da delle frecce cosparse di veleno avrebbe potuto lasciare la vita terrena, al posto di rimanere rilegato nella foresta come un pappagallo cieco.

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